Ricordando la prima giornata di Precursillo
21 Aprile 2013 | 2.246 visite |
Il cursillo della diocesi di Tortona ha vissuto un’intensa giornata di studio e di condivisione sul precursillo: abbiamo sintetizzato in questo articolo gli aspetti più importanti posti all’attenzione dei molti presenti alla giornata dai nostri sacerdoti Don Francesco Larocca e don Massimo Bianchi. Il brano della Parola commentato è da Atti 8, 26-40.
Filippo, mandato dallo Spirito, va per una strada deserta (senza vita); ancora su invito dello Spirito raggiunge un etiope eunuco (incapace di generare la vita) seduto sul suo carro. L’eunuco torna da Gerusalemme dove è andato per adorare, sta leggendo Isaia, ma non capisce quello che legge perché nessuno lo istruisce. Vorrebbe sapere, ha voglia di adorare, ci prova con le sue povere forze, ma non può comprendere chi sia quell’agnello che non apre la bocca davanti ai suoi tosatori, chiede aiuto a Filippo, che ha fatto salire sul suo carro. L’eunuco è una persona in ricerca, ma non sa dove sbattere la testa, va nei santuari, legge i libri, ha anche il giusto atteggiamento di umiltà (nessuno mi istruisce), è determinato a trovare l’occasione giusta (fa fermare il carro e fa salire Filippo).
L’evangelizzatore accoglie di buon grado il soffio dello Spirito che gli suggerisce dove e da chi andare, si mette in cammino pronto a correre verso l’altro, si accompagna all’uomo in ricerca senza imporsi a lui, guarda cosa sta facendo, attende l’invito, salta sul carro pronto a condividere, ascolta con pazienza, pone la domanda giusta (“Capisci quello che stai leggendo?”) perché incrocia il desiderio dell’altro.
L’incontro giusto di precursillo è servito con tutti gli ingredienti al posto giusto: l’esito non potrà che essere quello voluto fin dall’inizio dallo Spirito. L’eunuco ascolta con impazienza la testimonianza di Filippo su Gesù Cristo e quando arrivano al fiume trova naturale chiedere di essere battezzato. Poi Filippo sparisce, come Gesù dopo l’incontro con i discepoli di Emmaus, perché ora vicino alla persona in ricerca c’è un nuovo vero amico; l’eunuco prosegue infatti la sua strada che ora non è più deserta, ma piena di gioia, e anche lui non è più “eunuco”, ora è capace di generare la vita.
Quanti discorsi facciamo nei nostri incontri sul precursillo, sul modo di farlo, su chi fare oggetto della nostra proposta, su come fare questa proposta… Eppure il Vangelo, a leggerlo con la dovuta profondità, ci dà risposte addirittura operative, ci fa vedere come fare passo passo.
Molto spesso diciamo che dobbiamo farci amica la persona a cui intendiamo proporre la tre giorni: sarebbe dunque l’amicizia uno strumento di persuasione per portare persone al cursillo o non è vero proprio il contrario e cioè che, proprio perché di quella persona sono amico, allora e solo allora, posso fargli la proposta? Diciamo anche che, prima di fare la proposta a qualcuno devo parlare a Dio di quella persona, cioè devo pregare per lei. Forse perché Dio non la conosce, forse perché Dio gli apra il cuore e lo renda più pronto ad accogliere la proposta, forse perché Dio spiani la strada al mio annuncio? L’invito a fare il cursillo deve nascere da un cuore che vuole bene, io devo tenere a quella persona più che al cursillo, la proposta deve stare tutta dentro una relazione: è per questo che il precursillo è innanzi tutto opera di profonda mia personale conversione. Questo non vuol dire che posso fare la proposta solo a persone che conosco da una vita, che rientrano nella mia collaudata cerchia affettiva: per Filippo l’eunuco è un perfetto sconosciuto, ma l’animo con cui lo cerca, con cui lo accoglie, con cui interagisce con lui è l’animo di chi vuole bene all’altro.
Serve ottimismo per fare precursillo, serve la convinzione che intorno a noi, anche là dove sembra esserci solo luogo comune, sterile polemica, ostilità, abitudine, è invece forte il bisogno di Dio, della sua parola di salvezza: il desiderio di Dio è insopprimibile nell’uomo, troppo spesso è soffocato però da altri bisogni, da altri appetiti, da altri interessi.
Io, se sono cristiano autentico, sono la vera determinante: perché io, nella specifica realtà famigliare o sociale in cui mi trovo a vivere, porto il mio essere missionario più o meno capace di contagiare gli altri o di proclamare loro quella verità che cambia la mia vita. E’ il mio cuore fraterno quello che fa la differenza tra una richiesta assolutamente sbagliata (“Diventa anche tu uno dei nostri!”) ed una proposta che interroga e spinge l’altro a volerne sapere di più (“Io ho fatto un’esperienza che mi ha aiutato a trovare delle risposte”).
Cosa legge l’eunuco quando Filippo sale sul suo carro? “Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca”: il vero annuncio ha la sua radice nella disponibilità a mettere in gioco la propria vita, le proprie sicurezze, il proprio io egocentrico, diversamente è solo proselitismo.
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